Negli ultimi dieci anni lo studio odontoiatrico ha assistito all’inserimento del personal computer in locali che spesso non erano nati per ospitarlo. Il problema era di facile soluzione perché nelle sale operative una porzione di piano di lavoro era sacrificabile. L’avvento poi di PC all-in-one e di notebook ha semplificato ulteriormente la situazione per la riduzione degli ingombri che per il numero di cavi visibili.
Ora stiamo assistendo ad una seconda informatizzazione dello studio, perché l’integrazione di strumenti di diagnosi come la radiologia endorale e panoramica (immagini 2D) e la volumetrica (cone beam, volumi 3D) richiede nuovi strumenti che sempre più spesso si insediano negli studi dentistici: i server. Le aumentate richieste di memoria per salvare dati come i volumi 3D e l’utilizzo efficiente di software gestionali hanno di fatto superato il concetto di ‘PC-che-fa-da-server’ per approdare al concetto di server dedicato.
In soldoni il server si differenza dal PC per potenza di calcolo, visto che oltre alla totalità (o quasi) dei dati dello studio, deve gestire la gerarchia e i rapporti tra i vari PC; per sistema operativo, in quanto deve disporre di funzionalità diverse da quelle di un PC; per qualità di storage, perché normalmente i dati che risiedono nel server sono ospitati in più dischi di grosse capacità, la cui ridondanza ne garantisce la salvaguardia; infine per la possibilità di gestire il backup con sistemi normalmente non implementabili in un semplice PC. I vantaggi di un server sono quindi evidenti, ma c’è il rovescio della medaglia: dove lo mettiamo? Un server degno di tale nome ha dimensioni superiori ad un PC (50x25x75cm di un server rispetto a 42x20x45 di un PC tower), è mediamente più rumoroso di un computer e, causa del rumore, produce molto più calore di un PC. Anche avendo lo spazio necessario, difficilmente si può sistemare un server in un ambiente frequentato da persone (sia personale dello studio che pazienti). Sale macchine, sottoscala, antibagno, sgabuzzini sono diventati i surrogati di quello che normalmente è il CED in azienda. Risolto il dove, c’è però il come raffreddare l’ambiente ed isolarlo dall’inquinamento acustico, e i luoghi citati difficilmente sono in grado di offrire una climatizzazione regolare, fatta eccezione per qualche sala macchine. Molto spesso, anche studi progettati in questo periodo non prevedono spazi da dedicare al sempre più presente (e utile) server, da un lato per miopia del progettista e dall’altro per la mancanza di informazioni a disposizione del medico, che non vede ancora lo strumento informatico come uno strumento di lavoro che per essere efficiente ha bisogno di spazi dedicati come il compressore o l’ortopantomografo.
La soluzione è rappresentata da un armadio rack che concentra su di una superficie di poco inferiore al metro quadrato la maggior parte degli apparati informatici dello studio. Questo parallelepipedo di metallo e vetro organizza non solo gli spazi ma anche gli apparati, conferendo un’aspetto gradevole a quello che di solito non lo è (non ci sono grovigli di cavi). Anche le operazioni di manutenzione sono semplificate da una struttura ordinata e concentrata in un unico posto. Chiaramente anche la rumorosità è contenuta perché attutita dalla struttura dell’armadio stesso, che può essere dotato di ventole per agevolare il moto convettivo dell’aria di raffreddamento. Oltre al server, l’armadio può contenere switch, firewall, dischi di backup, gruppi di continuità oltre che tutto l’occorrente per la concentrazione del cablaggio di rete.
In questo caso si possono utilizzare server rack, che perdono l’aspetto, le proporzioni e le dimensioni di un grosso tower per assumere quelle di un “cassetto” da infilare nell’armadio. La parte utilizzabile del server è posizionata nel lato anteriore del “cassetto” per poterla sfruttare comodamente, e il raffreddamento dello stesso è studiato per sfruttare al meglio l’aria presente in un armadio rack. Le differenze tra la tipologia di server rack e tower sono prettamente estetiche, ma il primo, progettato per essere alloggiato in un armadio, ne sfrutta al meglio spazi e condizioni di funzionamento.
L’ideale quindi è disporre di un luogo dedicato al server e agli apparati informatici diversi dai PC, perché questo permette di mantenere in condizioni ideali di funzionamento, nel rispetto del personale dello studio e dei pazienti, tutto l’hardware che non viene utilizzato direttamente dall’utente. In caso contrario c’è la possibilità di creare uno spazio ad-hoc che mette in ordine dispositivi e cavi occupando una superficie estremamente contenuta.