Quale PC per lo studio odontoiatrico?

Articolo aggiornato il 3 febbraio 2014.

La scelta del PC da collocare nello studio apparentemente può sembrare banale, ma ci sono numerosi parametri di cui tenere conto.

Dimensioni e ingombri. Il PC tradizionale o tower offre una notevole possibilità di aggiornamento ed integrazioni, ma occupa uno spazio che dovrebbe essere previsto, altrimenti si rischia di avere un parallelepipedo di metallo e plastica collocato alla meno peggio in ambulatorio. Fortunatamente ci sono cabinet di colore bianco che si integrano più facilmente con l’ambiente odontoiatrico. La scelta del monitor è piuttosto vasta, tra cui ci sono monitor dalle qualità spiccatamente votate all’immagine (radiologica e non) che possono essere appesi a parete o appoggiati su eleganti supporti regolabili in altezza al piano di lavoro.

  

L’alternativa è il PC all-in-one, ovvero il PC tutt’uno con il monitor. Il concetto è quello espresso dall’iMac di Apple, che concentra in quello che a prima vista sembra solo un monitor CPU, RAM, disco fisso e quanto serve per avere un PC funzionante. Il vantaggio più evidente è l’ingombro ridotto, il numero di cavi ridotto all’essenziale e in qualche caso la possibilità di lavorare su monitor touch screen. Il rovescio della medaglia è rappresentato dalla scarsa possibilità di intervento post vendita, ma è la stessa che troveremmo in un notebook. Il PC all-in-one ha di fatto soppiantato i pico e micro PC che andavano nascosti dietro al monitor stesso o in qualche anfratto dei servomobili.

Il  notebook citato prima è forse la soluzione più economica delle due precedenti, ma ci sono pro e contro che vanno valutati attentamente. Gli ingombri sono assolutamente i più ridotti, ma abbiamo risoluzioni e dimensioni monitor che con software attuali cominciano a stare strette. I monitor più diffusi su laptop hanno una diagonale di 15,6″ (poco meno di 40cm) per una risoluzione di 1366×768 pixel. La risoluzione più diffusa di un monitor da tavolo è almeno 1440×900, ma si sta spostando molto velocemente verso la full HD, ovvero 1920×1080. È evidente che la quantità di informazioni che possiamo visualizzare con una risoluzione full HD è molto maggiore di una “povera” 1366×768. C’è inoltre il problema della pulizia della tastiera, che in moltissimi casi è anche un dissipatore di calore. Posizionare il cellophane sulla tastiera di un portatile equivale a chiudere una delle vie di uscita del calore del PC.

Prestazioni. La quantità crescente di immagini e la novità dei volumi richiede PC sempre più prestanti, in grado di rispondere velocemente ai click del dottore e visualizzare al meglio le informazioni sul paziente. Per i PC che non hanno a che fare con volumi 3D possono andare bene processori Intel Core I3 e I5, con 4 GB di RAM, un disco fisso adeguato (320-500 GB),meglio se un SSD, e una scheda video anche modesta (HD Graphics va benissimo) sono le dotazioni ottimali. Per le funzionalità più complesse ed esigenti possiamo utilizzare CPU Intel Core I7 con schede video come nVidia GeForce o meglio Quadro, pensate per sfruttare al meglio la terza dimensione. Per chi volesse lavorare con delle vere e proprie macchine da lavoro duro, c’è la categoria workstation, che integra processori superiori come Intel Xeon e memorie con controllo di parità ECC. In questo caso le prestazioni sono estremizzate sia per compiti grafici che per gestione generale delle informazioni. Chiaramente il PC più prestante, come la workstation, corrisponde al prodotto più costoso.

PC o Mac? La scelta del sistema operativo. In ambito PC il problema non si pone quasi. Microsoft Windows è di fatto l’unica scelta che ci permette di utilizzare periferiche di acquisizione radiografica o fotografica (telecamere endorali) senza inconvenienti. Windows XP ha avuto un successo meritato, sia per stabilità che per longevità. In questo momento Windows 7 ha ereditato a pieno titolo la diffusione di XP, migliorandone gli aspetti di stabilità e le funzionalità generali. Sottolineo che la versione più interessante di Windows 7, esattamente come il predecessore, è la Professional. Offre tutte le funzionalità che servono per la condivisione di risorse e documenti in una rete ben strutturata, eliminando quei piccoli disagi rappresentati dalle versioni domestiche come la Home Premium che non ha la possibilità di gestire permessi ed autorizzazioni su files e cartelle che ha la versione dedicata a chi lavora. Questo vale anche per coloro che si vogliono dotare di un computer Apple. Lavorare direttamente con MacOS X è piuttosto difficile, non tanto per i software di gestione che si trovano anche nativi per Mac, quanto per le periferiche di acquisizione che, salvo poche eccezioni, sono state progettate per PC Windows-based. L’installazione di Windows su Mac è preferibile fatta con Bootcamp, in maniera tale che Windows venga installato come sistema operativo di partenza e non come macchina virtuale. Sistemi come Parallels o Fusion a volte possono creare qualche piccolo disservizio che diventa enorme quando diventa un ostacolo al lavoro quotidiano. Ovviamente il sistema Windows va dotato di un ottimo sistema antivirus, anche se “alloggia” in un elegante chassis di alluminio.

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